La giornata della memoria a Moncalieri

Ieri sera siamo stati invitati all’evento organizzato dal Comune di Moncalieri, in collaborazione con Deina aps e Moncalieri Giovane per mantenere viva la memoria dei cittadini su ciò che è accaduto in Germania e in tutta Europa nei primi anni ’40.

L’evento è partito con una presentazione da parte di Moncalieri Giovane, seguito da un profondo discorso dell’assessore Davide Guida che potete rivedere sul nostro instagram, dopodichè è stato il turno di una lettura teatrale di alcuni dei 500 ragazzi (sui 18000 totali in Italia) che hano partecipato al viaggio del treno della memoria nel 2020, l’ultima edizione prima del covid.

Sono poi intervenuti in quest’ordine tre storici, esperti sulla seconda guerra mondiale, sul nazismo e sulla shoah, Francesco Filippi, Tommaso Speccher e Carlo Greppi con degli interessanti commenti sulla memoria, ognuno seguendo quelle che sono le proprie specializzazioni. La particolarità di questo evento è stata la modalità di intervento degli storici, poichè erano tutti e tre collegati per via telematica, Speccher addirittura da Berlino!

Nonè passata inosservata la numerosa partecipazione di giovani all’evento, il che mostra quanto queste iniziative riescano, per fortuna, ad avvicinare anche chi queste storie oramai le sente solo raccontare, ma evidentemente l’interesse nel mantenere quest’ultime e la loro morale vive è grande.

L’importante è non soffermarsi soltanto ad una giornata all’anno, ma portare avanti questi ideali anche in tutto il resto dell’anno in modo da scongiurare ogni possibilità che eventi di tale ignoranza e violenza possano ripetersi anche solo in minima parte.

“L’importanza del 27 Gennaio, parte dal 28” -Liliana Segre

Qui di seguito trovate un elaborato del nostro speaker Simone Diana che ci racconta in breve il suo pensiero, maturato anche grazie all’esperienza del viaggio della memoria, a cui ha partecipato pre-covid:

Auschwitz, 16/02/2020, viaggio della Memoria…

Tutto funziona, tutto è perfetto, tutto è estremamente logico. Le case hanno distanze definite e costanti. I colori? Sempre gli stessi. Le forme? Tutte dannatamente uguali. L’omologazione rende questo luogo particolarmente tragico e distaccato dalla realtà, tanto da rendere complessa la distinzione con la finzione. Non sembra avere spazio la follia umana né la casualità.

Le SS. Non erano pazzi. Erano persone comuni. Con figli. Con passioni. Eseguivano ordini che li privavano, apparentemente, della propria responsabilità. La ragione storce il naso di fronte a questi eventi. Ma fu proprio l’assenza di una risonanza emotiva che li fece sentire come innocenti: un’estrema razionalità tecnica che venne meno alla cura dei sentimenti.

L’olocausto non fu irrazionale, fu tragicamente ordinato intorno ad una logica delle cose. Si trattò dell’espressione di una razionalità moderna in cui l’uomo, o meglio l’essere umano, non è mai il fine. I compiti erano razionalmente divisi. Il lavoro doveva essere efficiente. I registri, invece, correttamente compilati.    

Non fu un caso che si sviluppò all’interno di una società, quella Europea, molto sviluppata. La Shoah si servì di strutture razionali moderne, ma non sono identificabili come causa diretta. 

La memoria non rende dignitoso il nostro tempo. Ci rende consapevoli dell’abisso toccato dall’umanità, nella sua storia. E’ un monito necessario per mettere in dubbio noi stessi, perché ci sono frammenti di Auschwitz dentro ciascuno di noi. Ricordare è la possibilità di ribellarsi alla logica delle cose e riscoprire la propria autonomia.