Berlino, i club come musei

Il biennio 2020/21 è stato il più travagliato del nuovo millennio a livello mondiale, potendo intravedere la fine di questo brutto periodo iniziano a svilupparsi idee progressiste per tornare ad una vita simile a quella pre covid. Berlino, come dimostrato ampiamente in passato, ha migliorato ancor più il suo punto di vista nei confronti della sua nightlife cittadina, famosa in tutto il mondo per la qualità dei servizi offerti. Notizia di qualche giorno fa quella del cambio ufficiale di status da luoghi di intrattenimento a istituzioni culturali di club e locali di musica dal vivo. Questo provvedimento è stato promosso dalla Berlin Club Commission, un gruppo di proprietari di club dedito alla promozione e protezione della vita notturna, è apparso in parlamento per ricordare l’importanza anche economica dei club che, solo a Berlino hanno contribuito con 1,5 miliardi di euro

all’economia della capitale nel 2018. Oltre all’abbassamento della VAT (Iva in Italia) dal 17% al 9%, i club berlinesi hanno così potuto vedere la luce in fondo al tunnel in quanto, a differenza dei luoghi d’intrattenimento, le istituzioni culturali hanno la possibilità di aprire al pubblico anche durante il periodo di pandemia, sempre seguendo le direttive covid, salvandosi così dal fallimento al quale sono andati incontro molti club in tutto il mondo. In Italia un provvedimento del genere, nonostante le numerose proteste e manifestazioni dei proprietari di locali e lavoratori dello spettacolo, rimane al momento un’utopia. Nel mentre altre città nel mondo si sono mosse in questa direzione: Amsterdam, Londra e Parigi hanno nominato dei “sindaci notturni” e,  già nel 2017, New York ha istituito un Office of Nightlife per mediare tra bar e club, governo e residenti.

Il biennio 2020/21 è stato il più travagliato del nuovo millennio a livello mondiale, potendo intravedere la fine di questo brutto periodo iniziano a svilupparsi idee progressiste per tornare ad una vita simile a quella pre covid. Berlino, come dimostrato ampiamente in passato, ha migliorato ancor più il suo punto di vista nei confronti della sua nightlife cittadina, famosa in tutto il mondo per la qualità dei servizi offerti. Notizia di qualche giorno fa quella del cambio ufficiale di status da luoghi di intrattenimento a istituzioni culturali di club e locali di musica dal vivo. Questo provvedimento è stato promosso dalla Berlin Club Commission, un gruppo di proprietari di club dedito alla promozione e protezione della vita notturna, è apparso in parlamento per ricordare l’importanza anche economica dei club che, solo a Berlino hanno contribuito con 1,5 miliardi di euro all’economia della capitale nel 2018. Oltre all’abbassamento della VAT (Iva in Italia) dal 17% al 9%, i club berlinesi hanno così potuto vedere la luce in fondo al tunnel in quanto, a differenza dei luoghi d’intrattenimento, le istituzioni culturali hanno la possibilità di aprire al pubblico anche durante il periodo di pandemia, sempre seguendo le direttive covid, salvandosi così dal fallimento al quale sono andati incontro molti club in tutto il mondo. In Italia un provvedimento del genere, nonostante le numerose proteste e manifestazioni dei proprietari di locali e lavoratori dello spettacolo, rimane al momento un’utopia. Nel mentre altre città nel mondo si sono mosse in questa direzione: Amsterdam, Londra e Parigi hanno nominato dei “sindaci notturni” e,  già nel 2017, New York ha istituito un Office of Nightlife per mediare tra bar e club, governo e residenti.

Berlino, i club come musei